Digra 2018: “Women, LGBTQI & Allies: videogiochi e identità di genere”

La conferenza si terrà presso il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cantieri Culturali della Zisa, il prossimo 1 giugno, a Palermo

Maschio, giovane, che salva principesse, il vecchio stereotipo del giocatore medio è superato dalla realtà e con lui è tramontata anche la figura classica della protagonista femminile nei videogiochi: bella, ma debole, spesso in pericolo o in cerca di un principe azzurro. La questione di genere è il tema lanciato da Digra 2018 ed entra a pieno titolo tra le tematiche da trattare attraverso i videogiochi. L’associazione internazionale per accademici e professionisti che ricercano giochi digitali e fenomeni associati e incoraggia la ricerca di qualità sui giochi, in questi mesi ha raccolto proposte sul tema ed è pronta a discuterne durante la conferenza del 1 giugno, a Palermo. L’evento è in collaborazione con Sicilia Queer Filmfest; CIRQUE – Centro interuniversitario di ricerca queer; Women in Games Italia ed Emerging Series;

Nell’immaginario collettivo, l’identikit tradizionale del giocatore tipo, è sempre stato quello dell’adolescente maschio, riconoscendo così il prevalente dominio degli uomini. A parte eccezioni, nella maggior parte dei giochi il protagonista è spesso iper-maschile come in God of War. Mentre le figure femminili, sono rappresentate da personaggi deboli o in difficoltà, come in Super Mario Bros o super sexy, come in Dead or Alive, personaggi periferici, come in Grand Theft Auto.
Le figure transgender sono altrettanto stereotipate, secondo un’etichetta che le definisce passive o deviate, basti pensare a Birdo di Super Mario Bros, Poison from Final Fight. Nel frattempo il mondo del videogioco però si è allargato ad altre categorie di giocatori, a tutte le età e classi sociali. Questo ha modificato anche la scelta dei protagonisti. L’allargamento del settore ha segnato l’evoluzione dei protagonisti. Infatti oggi in molti giochi ci sono personaggi femminili meno stereotipati, come in The Last of Us e identità fluide, come in Mass Effect o riflessive sul punto, come Dad Dating Simulation, Life is Strange.
Questo ampliamento dello scenario dei personaggi, molto più variegato, è legato anche alla diffusione dei videogiochi tramite internet e smartphone, oltre console e computer tradizionali. Con questa modalità di accesso facilitata, legata alla rete, il videogioco ha incluso più categorie di soggetti e di conseguenza ha ridotto le barriere del consumo. Tuttavia le tematiche LGBTQIA sembrano troppo dedicate a un pubblico ancora ristretto, di nicchia e troppo mercificate, invece di responsabilizzare e fare inclusione, all’interno di queste narrative.
Proprio riconoscendo l’impatto culturale del videogioco, Digra, ha aperto un dibattito all-inclusive, invitando non solo ricercatori, ma anche giocatori, appassionati e LGBTQIA, a proporre temi di ricerca. La raccolta delle proposte è avvenuta e scade il 16 aprile. Entro il 23 verranno notificate quelle accettate, che saranno poi oggetto di esame, con gli esperti, durante la conferenza di Palermo.


Fonti di riferimento

Delfina Santoro
Giornalista professionista, cura progetti editoriali per Crowdbooks, applicando il gioco nell’edizione dei libri e occupandosi dello sviluppo della piattaforma digitale. E’ referente sulla gamification per il Goethe Institute di Roma. Cura in Italia il progetto europeo Eu Labourgames che coinvolge anche Olanda, Germania e Grecia. Ha maturato un approccio alla comunicazione a 360°. Fa parte dell’Associazione Nazionale Filmaker Italiani con cui partecipa alla realizzazione di video e cortometraggi, tra cui “Nata viva” che ha vinto il primo premio al festival di Capodarco. All’interno dell’Associazione, ha fondato, con altri, il gruppo “datamaker” per la comunicazione visiva dei dati, occupandosi di regia, storytelling e ricerca dati. E’ stata nel direttivo del gruppo “docmaker” di Stampa Romana. Dopo un percorso giornalistico tradizionale, sulla carta stampata, dove ha seguito temi legati all’Europa e all’attualità, oltre a maturare una significativa gavetta sulla cronaca, per il giornale free press E Polis, è passata al digitale. Qui, oltre ad una formazione di tipo cineasta, si è specializzata in data visualization e ha appreso le tecniche della traduzione della comunicazione visiva in infografica. La lavorato alla ricerca dati per il lancio di diverse start up innovative, come Filo e kpi6 presso la Luiss Enlabs. Sulla piattaforma di Kpi6 ha sperimentato l’uso dell’algoritmo nei social: Facebook e Twitter, realizzando articoli per il blog aziendale.

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