La gamification può migliorare la qualità del sonno

Foto: Gamification e sonno

Cimentarsi in giochi come Ruzzle prima di andare a dormire aiuta e migliora la qualità del nostro sonno. Chi lo avrebbe mai detto?

E ‘il risultato di uno studio condotto a inizio anno da un gruppo di insegnanti del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Napoli “Luigi Vanvitelli”, in collaborazione con il Dipartimento NEUROFARBA (Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute Giovanile) di Firenze, pubblicato sulla rivista americana del “Penn Behavioral Sleep Medicine”.
Il programma Penn Behavioral Sleep Medicine è stato istituito nel 2008 dalla cattedra di Psichiatria Dwight Evans in collaborazione con altri professori colleghi come Michael Thase, David Dinges e Allan Pack. Infine il Dr. Michael Perlis venne cotattato per dirigere il programma e per stabilirlo come parte dell’avanguardia per questa nuova disciplina. Nel corso degli anni, tale gruppo ha lavorato assiduamente verso questo obiettivo. Restano molte altre manovre e scoperte da compiere, ma il programma ha una base di ricerca vigorosa e offre una vasta gamma di attività educative con un servizio clinico all’avanguardia.
Viene mostrato infatti come un allenamento intensivo ad un gioco sul cellulare (una versione modificata del noto Ruzzle), fatto  nei momenti che precedono il sonno, migliori numerose caratteristiche (tempo di addormentamento, continuità, efficienza) anche di un sonnellino diurno successivo. Partecipando alla ricerca, 38 studenti universitari in buona salute tra 19 e 30 anni, che non avevano familiarità con il gioco, hanno effettuato in laboratorio due sonnellini durante il giorno, uno di controllo e l’altro preceduto da una sessione di allenamento al gioco che prevede vari round e coinvolge numerose funzioni cognitive simultaneamente implicate.
“Il pisolino preceduto dall’allenamento”, dice Gianluca Ficca (Direttore del Laboratorio del Sonno del Dipartimento di Psicologia dell’Università Vanvitelli) è caratterizzato da un aumento della durata totale del sonno, accompagnato da una riduzione della latenza (il tempo necessario per addormentarsi dopo aver spento la luce), e un aumento di efficienza, dato dalla riduzione della frequenza dei risvegli. Una media di 17 minuti in 31 persone (circa il 20% in più) mentre il tempo impiegato per addormentarsi nuovamente è ridotto di una media di 4’10 “(circa il 25% in meno)”. Il sonno è anche più stabile, più lungo e di migliore qualità.
Tali ricerche sono state condotte su brevi sonni durante il pomeriggio ma potrebbero applicarsi anche per il sonno notturno. Secondo gli studiosi ciò può aprire la strada alla possibilità di esplorare in futuro l’efficacia di sessioni pianificate di training cognitivo per la cura dei disturbi del sonno.


FONTI:

Paride Nanè
Laureato in psicologia del lavoro e delle organizzazioni, da sempre appassionato al mondo del gioco e della comunicazione, si è avvicinato allo studio della Gamification e interessato alla sua potente influenza sul comportamento umano e sull’efficienza in ambito lavorativo ed educativo. Data la maturità classica da lui sostenuta, si è interessato alla stesura di articoli di ambito ludico. Redattore e gestore del sito GamificationLab Magazine, collabora con Sicheo.srl che è una dinamica società italiana operante all’intersezione tra tecnologie e metodologie innovative.

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