Il Gioco nella Filosofia: Athanasius Kircher (1602-1680)

Il significato del gioco per Athanasius Kircher, la cui Wunderkammer riunisce gioco e scienza

Sesto articolo della collana Il gioco nella filosofia dedicato a Athanasius Kircher. La collana si propone di illustrare come il gioco sia presente nella filosofia di vari pensatori e quale funzione esso abbia assunto nel corso della storia della filosofia. La serie è curata da Brunella Antomarini, docente di filosofia presso l’università John Cabot di Roma.
Il presente articolo è incentrato sul significato del gioco nel pensiero del padre gesuita e filosofo tedesco.
Si immagini un congegno in grado di proiettare immagini colorate su una parete o su un qualsiasi altro piano appositamente allestito. L’effetto che se ne ricava colpirebbe ben poco lo spettatore moderno, abituato ormai a guardare film o replicare immagini tramite un semplice proiettore. Questa specie di proto-cinema, detta anche “lanterna magica”, suscitava molto interesse fra intellettuali e studiosi del XVII secolo. Alcuni si cimentavano nello studio di tali effetti con rigore scientifico, affascinati dalle possibili implicazioni che essi potevano avere per le varie discipline – si pensi, tra gli altri, a Galileo Galilei, che trasforma l’esperimento da teatro a strumento di verifica di teorie scientifiche. Altri, invece, si dilettavano a studiarli più per “gioco”, ovvero per poter destare stupore negli spettatori. In effetti, giochi ottici come il congegno appena descritto parevano ai curiosi seicenteschi quasi spettacoli di magia, da cui il nome di lanterna magica.
Proprio di questo congegno, cioè della lanterna magica, si occupa il gesuita tedesco Athanasius Kircher nell’edizione del 1671 della sua opera Ars Magna lucis et umbrae. È qui che ne spiega il funzionamento: fasci di luce, emanati da una fonte luminosa collocata all’interno di una scatola, attraversano delle lenti e delle lastrine di vetro colorate poste all’estremità di un tubo conficcato nella stessa scatola, proiettando così le immagini colorate. La lanterna magica, spiega inoltre Kircher, veniva spesso utilizzata all’interno del Collegio Romano – dove insegnava matematica, fisica e lingue orientali – per suscitare meraviglia. Ma la lanterna magica è solo uno dei tanti congegni che Kircher studia ed illustra nelle sue opere. Vi sono, ad esempio, la camera oscura portatile, che permette a un artista di spostarsi e riprodurre in pittura luoghi diversi, e il proteo catottrico, una macchina che fa credere all’osservatore di aver assunto sembianze animali. O ancora la famosa Colomba di Archita, un uccello di legno che sembra volare autonomamente, o la statua di Iside, che emette getti di latte da numerose mammelle.
Kircher colleziona molti di questi congegni nella Wunderkammer che egli stesso allestisce presso il Collegio Romano nel 1651. Collocata nell’attuale biblioteca della Crociera, la camera delle meraviglie di Kircher rimane intatta fino al 1773, anno della soppressione della Compagnia di Gesù. In un ambiente così suggestivo, Kircher raccoglie gli oggetti più disparati, fra arte, archeologia, scienza e tecnologia, non per categorie temporali o culturali, ma per categorie tematiche, naturali o tecnologiche. Il soffitto, diviso in cinque volte simboleggianti i quattro elementi e l’etere, raffigura le costellazioni dello Zodiaco. Le pareti sono abbellite con geroglifici, caratteri arabi e motivi geometrici e vegetali. Questa cornice racchiude, fra le altre cose, automi semoventi, una nutrita biblioteca, documenti di varie epoche e in diverse lingue, giochi naturali, macchine magiche, monete, statue, strumenti ottici, matematici e musicali. Con la sua ricchissima collezione, Kircher si propone di condensare lo scibile del tempo entro quattro mura, creando uno spazio dove si può sperimentare con serietà scientifica e allo stesso tempo divertirsi e lasciarsi stupire da effetti ottici e sonori. La Wunderkammer rispecchia dunque non solo la personalità poliedrica del padre gesuita, ma anche il gusto barocco per lo spettacolo capace di stimolare la fantasia e suscitare meraviglia nello spettatore.
Grazie al suo interesse enciclopedico, Kircher ha contribuito allo sviluppo di vari ambiti e discipline, fra cui il precinema, l’egittologia e la musica. Questo spaziare fra discipline però ne compromette la precisione e gli vale lo scherno dei suoi contemporanei, tanto che Torricelli afferma che “Maggiotti et io abbiamo riso un pezzo” dopo aver letto l’Ars Magna lucis et umbrae, mentre Cartesio lo definisce “un ciarlatano piuttosto che uno studioso” (Luisetti 202). Il gioco che tanto affascina Kircher, infatti, è sempre più disprezzato dalla filosofia, che nel frattempo diventa base concettuale della scienza. La scienza studia fenomeni come il magnetismo, il vuoto, i liquidi e le lenti per tentare di capire le leggi della natura, mentre per Kircher gli esperimenti scientifici sono quasi delle icone da esibire per mostrare il sapere universale. Ma, come dice Umberto Eco in un saggio pubblicato da La Repubblica, Kircher ci affascina proprio per questi suoi errori, per “la sua voracità, per la sua bulimia scientifica, per l’ansia enciclopedica, e per il fatto di aver servito la propria passione mentre si trovava, e non per colpa sua, a metà strada tra due epoche dell’enciclopedia”. Sulla scia di grandi artisti e studiosi come Erone d’Alessandria e Leonardo, Kircher mette la scienza al servizio del gioco e insegna ai suoi contemporanei, stupendoli.


Riferimenti:
-Athanasius Kircher e il Museo del Mondo, a cura di Eugenio Lo Sardo (Roma: Edizioni De Luca, 2001).
-Federico Luisetti, “Athanasius Kircher E L’idea Di Scienza Universale,” in Le Macchinazioni Di Athanasius Kircher (Milano: Mimesis, 2007), pp. 197–222.
-Umberto Eco, Perché Kircher? Presentazione di Umberto Eco, in Iconismi e Mirabilia da Athanasius -Kircher, a cura di E. Lo Sardo (Roma: Edizioni dell’Elefante, 1999), disponibile online a https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/02/24/kircher.html

Daniela Movileanu
Daniela Movileanu è studentessa di Relazioni Internazionali presso l'università John Cabot di Roma, dove sta conseguendo anche un minor in Filosofia. Praticando scacchi a livello sportivo, è interessata alla relazione fra il gioco e discipline accademiche. A febbraio 2017, ha organizzato presso la John Cabot University una lecture sul ruolo della creatività umana nell'era della tecnologia visto attraverso gli scacchi.

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